‘NEUROMARKETING’ ANCHE PER MICROSOFT E YAHOO

Scopo del neuromarketing è superare le naturali resistenze del consumatore odierno verso la pubblicità, sfruttandone i fattori inconsci e le aree cerebrali maggiormente coinvolte nelle decisioni d’acquisto.
Secondo recenti ricerche, infatti, la scelta del prodotto da acquistare dipenderebbe solo al 15% da una decisione consapevole, mentre per l’85% sarebbe da imputare a fattori presenti a livello di subconscio.

Il neuromarketing – una ‘materia’ per la quale non esistono ancora regole codificate – si basa su esperimenti empirici condotti su panel di spettatori cui di volta in volta vengono mostrati video pubblicitari al fine di misurarne e registrarne le reazioni ‘fisiche’ (occhi, pelle, corteccia celebrale). 
Ma questo tipo di esperimenti ha dei limiti – afferma Bob Deutsch, antropologo e fondatore della Brian Sell: aiuterebbe infatti a comprendere i fattori di ansia e paura e dunque a “ridurre il negativo”, ma non a mettere in luce e risaltare gli elementi positivi.
Il neuromarketing si sta comunque diffondendo e “non solo per attività limitate, come lo sviluppo di un prodotto, ma anche per campagne integrate che raggiungono anche la rete”.
Yahoo, ad esempio, ha testato su ‘neuromarketers’ uno spot di 60 secondi (parte di una campagna da 100 milioni di dollari) che è stato trasmesso in TV e sul web; Microsoft ha fatto uso del neuromarketing per testare il coinvolgimento dei giocatori mentre utilizzavano l’Xbox, al fine di creare spot da 30 secondi sui giochi per la consolle.

Lascia un commento