WHITE HOUSE 2.0

L’ufficio stampa della Casa Bianca si sta comportando sempre più come un media indipendente, che rilascia notizie ‘esclusive’ bypassando i media tradizionali.
La notizia è di Fox News, che riporta alcuni dati interessanti sulla strategia di comunicazione assunta da Barack Obama e dai suoi collaboratori, basata sulla diffusione di notizie e materiale multimediale esclusivo per mezzo delle piattaforme ‘new media’ della White House: sito, blog, social network, servizi di photo sharing.
Tuttavia il continuo aggiornamento delle informazioni sul sito, l’utilizzo costante del blog e degli account Flickr e Twitter (@whitehouse)per il rilascio di immagini e comunicati importanti, stanno facendo sorgere il dubbio, tra i giornalisti accreditati, che l’ufficio stampa presidenziale stia cercando di sfruttare le sue proprie risorse interne per gli annunci di maggior rilievo.

Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, ad esempio, la scorsa settimana ha utilizzato il suo nuovo account twitter per diffondere un articolo dell’Associated Press sulla divisione in due agenzie del Minerals Management Service, l’agenzia federale che gestisce il gas, il petrolio e le altre risorse minerarie degli Stati Uniti.

Lo stesso account è stato utilizzato, a marzo, per lanciare la notizia che Obama avrebbe rimandato le sue visite in Indonesia e Australia per lavorare sulla riforma sanitaria.
In occasione della nomina di Elena Kagan a procuratore della Corte Suprema USA, l’annuncio è stato dato tramite un video prodotto internamente e un’intervista postata sul blog della Casa Bianca.
Lo scorso mese, la Casa Bianca ha addirittura etichettato come ‘servizio esclusivo’ il video di Michelle Obama in visita ad Haiti per sondare i danni del terremoto, commentato dalla voce fuori campo di Barack.

I filmati hanno scatenato proteste da parte dei giornalisti che si occupano della Casa Bianca: ad esempio Josh Gerstein, corrispondente alla Casa Bianca per Politico.com, ha detto che la dipendenza dai new media “sta creando un forte di risentimento tra i giornalisti ‘vecchia scuola’” e ha aggiunto che “nel tempo, quel risentimento può crescere, e, durante una crisi, può verificarsi il caso che la Casa Bianca non abbia lo stesso livello di credibilità o rispetto da parte di quei giornalisti che sentono di essere stati intenzionalmente tagliati fuori dal cerchio”.

E Andrea Mitchell, del canale tv MSNBC, ha recentemente affermato on air che la Casa Bianca con il video sulla Kagan stava “oltrepassando i limiti”.

Davanti alle accuse, la Casa Bianca si difende affermando che  il proprio ufficio stampa tenta solamente di rilasciare informazioni in modo quanto più diretto ed efficiente possibile.

Ma nel frattempo Obama, scrive Fox News, non ha tenuto una sola conferenza stampa in piena regola dallo scorso luglio, quando ha riunito i giornalisti alla Casa bianca per discutere la riforma della sanità, tanto che Ed Chen, Presidente dell’Associazione dei corrispondenti per la Casa Bianca, ha avuto un  incontro con il portavoce Gibbs per chiedere una maggiore esposizione da parte del Presidente.

Volendo fare un resoconto dei rapporti fra la stampa e Obama durante il suo primo anno in carica, si può dire che Obama sotto certi punti di vista si è aperto alla stampa, sotto altri se ne è difeso.

Secondo una ricerca di Martha Joynt Kumar della Towson University (Maryland), Obama, nel suo primo anno di mandato, avrebbe avuto solo 47 brevi sessioni di q&a con i giornalisti: non molte rispetto alle 147 del Presidente Bush e alle 252 di Clinton nello stesso periodo.

L’attuale presidente, scrive la Kumar, avrebbe tenuto ben quattro conferenze prime-time nella East Room, un numero mai raggiunto per un presidente nel suo primo anno di attività, ma in termini di conferenze stampa totali, Obama ne ha tenute poche, solo 27, poco più di Bush (19) ma molte meno di Clinton (45).
Sono confronti che devono tenere conto del grande cambiamento che internet ha avuto negli ultimi anni: il cosiddetto web 2.0 è una realtà che né Clinton né Bush hanno potuto utilizzare. Questo non toglie, però, che il modo di comunicare con i giornalisti accreditati alla White House è molto cambiato con Obama e, benché si tratti della sala stampa più importante del mondo, la regola fondamentale di non scontrarsi con i media e soprattutto con le loro abitudini, è meglio rispettarla.

LIBRO: LA CASTA DEI RADICAL CHIC

Domani in libreria il nuovo libro di Massimilano Parente: “La casta dei radical-chic”, ed. Newton Compton.
Di seguito in anteprima un divertente stralcio sugli uffici stampa:

“Invece, se anziché sentire gli inutili consigli degli editori ambite a lavorare in una casa editrice come ufficio stampa, ecco quello che avreste voluto sapere sulle recensioni dei libri e nessun ligio conformista ha mai osato chiedere o, se addetto ai lavori, rivelare. 

La questione è semplice: ogni casa editrice predispone una o più anticipazioni, a seconda della forza contrattuale del libro e del livello di visibilità dell’autore (la sua “dote” mediatica). Per esempio, Pansa sui resistenti sanguinari, poiché tirava, lo si dette a chiunque, indiscriminatamente, mentre Arbasino lo si dà subito a «la Repubblica», di cui è collaboratore, e dopo a chi se lo prende, ma se per caso ne parlo io per primo su «il Giornale», solo perché bastava accorgersi che il testo era già edito vent’anni prima, una vocina querula e non amica dell’ufficio stampa Adelphi minaccia al telefono oscure rappresaglie poiché «ho bruciato “la Repubblica”». «Non mi dica, sul serio? Posso dare fuoco anche a lei già che ci sono?», ebbi il tempo di dire, e clic. In altri termini ogni ufficio stampa cerca di “vendere” la prima recensione del libro a una testata importante. “Vendere” non implica per forza un mercimonio pecuniario, spesso molto peggio. La ricerca disperata dell’anticipazione è il martirio di ogni ufficio stampa, in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell’editore. Più sei piccolo, più sono cazzi, ma più sei grande più sei un passacarte. Per questo l’ufficio stampa è una professione senza nome, “un ufficio” appunto. Se per esempio devi chiamare il responsabile  cultura de «il Giornale» telefoni ad Alessandro Gnocchi,m se devi chiamare «la Repubblica» chiami Paolo Mauri, se devi chiamare l’ufficio stampa Adelphi contatti solo l’ufficio stampa Adelphi, il quale, in quanto ufficio, si prende pure confidenze che quattro mura, una scrivania, un computer e un fax non dovrebbero. Si noti che ogni “anticipazione” è sempre, giocoforza, “in esclusiva”. Se la dai al «Corriere della Sera» non puoi darla a «la Repubblica», se a «Panorama» non a «L’espresso» né a un quotidiano prima di loro o insieme. Se esce l’uno, non uscirà l’altro. Sebbene i giornalisti siano puttane, gli uffici stampa sono puttane fedeli loro malgrado: se la dai una volta dopo nessuno te la prende più. Se uno esce prima dell’altro puoi anche impiccarti, con l’altro hai chiuso. Pornoerotismo eraclitorideo monodose: non ci si bagna mai due volte con lo stesso libro. Per questo gli uffici stampa spesso sono donne frigide e poco passionali, le quali la danno a molti ma una volta sola. La legge ferrea e darwiniana degli uffici stampa, per un autore medio pubblicato, è il famoso teorema QBS-QBQ-SBSMSA-ALNBPDQDSNSIC: Quotidiano Brucia Settimanale, Quotidiano Brucia Quotidiano, Settimanale Brucia Settimanale, Il Mensile Si Attacca, Al Lettore Non Brucia Perché Di Questo Discorso Se Ne Sbatte I Coglioni. Una volta uscita l’anticipazione, che spesso è una recensione frettolosa perché i tempi sono stretti e le bozze non ci sono mai fino all’ultimo, i giornali esclusi si danno due alternative: o non parlarne (ne ha già parlato il giornale concorrente, come se i lettori avessero le rassegne stampa), oppure parlarne di corsa, mettendo fretta ai recensori o giornalisti o critici o pubblicitari che siano. Il triste dato di fondo è che un libro, ridotto a “notizia”, sottoposto non ai diktat dell’ANSA ma all’Agenzia Ansia del cortocircuito degli addetti ai lavori, non è più un oggetto di cultura da approfondire, su cui pensare, su cui tornare, sul quale innestare dibattiti seri, specie quando ne vale la pena. Ci sarebbe una sola soluzione rivoluzionaria, che renderebbe felici lettori di giornali, scrittori, uffici stampa e recensori: non si potrebbero abolire le anticipazioni per legge, e istituire un Premio Nazionale alla Miglior Recensione, elogio o stroncatura che sia, e non alla stronzatina o stronzatona con ricciolo o senza che esce prima degli altri?” (continua in libreria)


PR E GIORNALISTI: IL RIMEDIO E’ L’UTILITA’

“Dopo aver letto per anni che il comunicato stampa è morto, è stato un sollievo sentir dire che in realtà non lo è affatto, perché i giornalisti hanno bisogno più che mai informazioni da noi (ndr. addetti stampa e relatori pubblici)”. Così Sally Falcow, social media strategist di Expansion Plus, commenta i risultati di un dibattito sui media, le loro trasformazioni e i loro bisogni nel mondo del 2.0, tenutosi fra il 28 e il 30 aprile in occasione della conferenza del distretto occidentale della Public Relations Society of America a Palm Springs.
In un post su Proactive Report, la Falcow riassume cosa si sono detti i 150 relatori pubblici che hanno preso parte alla conferenza.
Le redazioni, oggi, sono soggette a tremende pressioni, lo dimostra il caso della vendita di Newsweek da parte del Washington Post che il giornalista Kai Ryssdal ha commentato dicendo: “I giornali e le riviste in circolazione da decenni stanno resistendo debolmente. Molti di loro non stanno resistendo affatto”. Porter Bibb, editore e specialista in finanziamento di media e aziende di intrattenimento e tecnologia, afferma inoltre: “Non credo che tra dieci anni troverete edicole negli aeroporti né da nessun altra parte: la stampa è
veramente agli sgoccioli”.
“Il successo digitale è diventato oggi una componente fondamentale nella trasformazione dei giornali”, afferma John Sturm, presidente e CEO della Newspapers Association of America. Sono i numeri a confemarlo: secondo una ricerca Nielsen, nel primo quadrimestre del 2009 i siti dei giornali hanno visto un aumento nel traffico di visitatori del 10.5%, nello stesso periodo del 2010 l’incremento è ancora più alto.
Più di un terzo degli utenti internet americani visitano regolarmente i siti di giornali, secondo un’analisi commissionata a Nielsen Online dalla Newspaper Association of America.
E ancora: una ricerca effettuata da comScore sempre per la NAA a febbraio 2010 evidenzia che “I siti dei giornali continuano ad essere la fonte più usata e credibile dai consumatori che cercano contenuti affidabili e veritieri”.
C’è da considerare però che i siti dei giornali devono fare i conti con i siti di news online come per esempio Google e Yahoo!: nel dicembre 2009, Google News ha attratto 100 milioni di visitatori unici assoluti da tutto il mondo, molti più dei 66 della CNN e di tutte le testate online del New York Times, che registrano complessivamente 92 milioni di lettori. In cima alla lista c’è Yahoo news, con i suoi 138 milioni di visitatori da tutto il mondo.
Ma tutto ciò come incide sul lavoro dei relatori pubblici?
Osserva giustamente la Falcow che il formato del comunicato stampa tradizionale come lo conosciamo oggi è il risultato di più di 100 anni di lavoro al servizio dei giornalisti di quotidiani cartacei e quel tipo di comunicato, in un momento in cui il web è divenuto fonte primaria d’informazione e il giornalismo è sempre più 2.0, non è più sufficiente.
Questo non implica che i giornalisti non abbiano più bisogno dei relatori pubblici, ma anzi gli esperti riuniti alla conferenza della PRSA hanno affermato che ne hanno bisogno oggi più che mai.
Quello di cui c’è bisogno, però, è un forte cambiamento. Come dice la Falcow:
“I giornalisti oggi hanno bisogno di fatti che siano supportati da ricerche e informazioni di background; hanno bisogno di immagini, grafici, video; hanno bisogno di citazioni degli executive, degli analisti e degli altri esperti. I giornalisti hanno in sostanza bisogno di accedere alle informazioni agevolmente”.
Ecco i punti fondamentali per chi vuole continuare ad avere rapporti con i media in modo efficace:
• Il 98% dei giornalisti cominciano la propria storia effettuando una ricerca su Google. Fai uso del Search Engine Optimization per diffondere le notizie?
• Non obbligare i giornalisti a registrarsi per accedere alla newsroom del tuo sito.
• Aggiungi sempre materiali multimediali ai tuoi comunicati?
• Assicurati che le news siano in formato facilmente leggibile e utilizzabile.
• Assicurati che immagini e video siano pronti per la diffusione sul web e ottimizzati per i motori di ricerca
• Assicurati che i contenuti pubblicati possano essere facilmente condivisi attraverso gli strumenti 2.0 più utilizzati: facebook, twitter, RSS.

Comunicati stampa: quale futuro?

In questi giorni si è nuovamente aperto il dibattito sui comunicati stampa ‘social’ e sull’opportunità per i PR di utilizzarli accanto o al posto dei comunicati stampa ‘tradizionali’.
La discussione è scaturita da un post sul blog di Mark Evans (ME Consulting) a cui ha risposto un articolo di Wendy Marx sul sito di Fast Company.

La domanda che entrambi si sono posti è: che ruolo rivestono oggi i comunicati stampa e i social media release nell’attività di public relations?

I social media release sono stati introdotti nel 2006 da Todd Defren (Shift Communications): l’idea era quella di fornire a giornalisti impegnati tutto il materiale di cui avevano bisogno comprese foto, presentazioni, file audio e video.
Nel tempo, sono poi diventati un mezzo di comunicazione e dialogo non solo con i professionisti dell’informazione, ma con tutti gli utenti internet e il potenziale o effettivo target di riferimento.

Mark Evans, nel suo blog, scrive che nel 2008, sembrava ancora che i comunicatori avessero decisamente sostituito i comunicati stampa tradizionali con i social media release, più dinamici e ricchi di informazioni per i giornalisti, più atti a raccontare la storia delle aziende e strumenti di lavoro più creativi, remunerativi e faticosi da realizzare per i PR.

Tuttavia questo tipo di comunicato non ha mai davvero preso piede, perché le aziende sembrano non richiederlo.
Mark Evans conclude il suo post affermando che le relazioni e l’approccio dei comunicatori sono più importanti di qualsiasi comunicato stampa: se si vuole attirare l’attenzione dei blogger, ad esempio, “sono i due o tre paragrafi introduttivi di una mail che giocano un ruolo cruciale nel decidere se la questione possa intrigarli o far sì che premano il tasto ‘cancella’. Se si riesce a catturare la loro attenzione, potrebbero leggere il comunicato stampa per avere qualche informazione in più ma nella maggior parte dei casi, un giornalista o un blogger chiamerà o manderà una e-mail per avere maggiori informazioni o organizzare un’intervista”.

Mark Evans dunque conclude che, in generale, i comunicati stampa non sono fondamentali.

Per Wendy Marx, invece, che solo i social media release hanno attualmente poca importanza per i professionisti delle RP. In primo luogo – argomenta – è semplice trasformare un comunicato stampa in un SMR con l’aggiunta di link, video e bookmark per la condivisione: PR Newswire, ad esempio, permette alle aziende di inviare comunicati multimediali contribuendo alla loro diffusione sul web.

In secondo luogo, il SMR perde quelle caratteristiche di brevità e concisione del comunicato stampa tradizionale, contenente solo quelle ‘5 W’ fondamentali a comunicare la notizia e capaci di catturare in breve tempo l’attenzione del lettore.

Il comunicato stampa ‘tradizionale’, in quest’ottica, detiene dunque ancora un ruolo importante per i PR.

Nel libro The new rules of marketing & PR, David Meerman Scott  scrive che oggi i comunicati non sono più pensati solo per i media ma anzi principalmente in funzione dei motori di ricerca e dei clienti.
Per Scott i comunicati devono:

– attirare l’attenzione, essere leggibili e facilmente classificabili dai motori di ricerca
– semplificare il lavoro dei giornalisti, scrivendo il comunicato in modo corretto e comprensibile in modo che possa venire modificato anche di poco (nel caso in cui il giornalista o blogger non avesserero molto tempo a disposizione) 

– andare dritti al punto e attenersi ai fatti
– essere privi di errori ed espressioni gergali.

OdG: CARTA DEI DOVERI DEL GIORNALISTA DEGLI UFFICI STAMPA

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha recentemente approvato la “Carta dei doveri del giornalista degli uffici stampa”.

Con tale documento si intende ribadire l’obbligo al rispetto delle leggi e del codice deontologico dell’Ordine, il dovere di fornire informazioni scevre da interessi di parte e di “separare nettamente il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della comunicazione”.
Il documento è consultabile in pdf.

RP E GIORNALISMO: ‘MEDIA SURVEY 2010’


Il 1 aprile 2010 è stata pubblicata online l’annuale ‘media survey’ di PR Newswire/PR Week. 
Lo studio, che ha coinvolto 1300 giornalisti americani di quotidiani (34%)  riviste (32%), giornali online ( 13%) televisione (5%), radio (8%) e blog (6%) e per la prima volta anche 1385 professionisti delle relazioni pubbliche, è volto a comprendere come sono cambiate le relazioni fra giornalismo e RP in uno scenario in cui i social media hanno radicalmente rivoluzionato la comunicazione.

I SOCIAL MEDIA E IL RAPPORTO GIORNALISMO/RP 

Il 39% dei giornalisti ‘tradizionali’ ha fra i propri compiti professionali quello di scrivere su un blog; al 37% è stato chiesto di divulgare i propri contributi via Twitter.

Il 46% dei giornalisti ammette inoltre di utilizzare talvolta i blog per motivi di ricerca; il 33% utilizza i social network, con una crescita del 9% rispetto allo scorso anno.

“Nell’era digitale siamo alla ricerca del modo più veloce ed efficiente di entrare in connessione con altre persone del settore”, dice Eric Berger, blogger di Houston Chronicle.

“La copertura mediatica spesso deriva dalla costruzione di un rapporto col giornalista e sta diventando sempre più frequente nel nostro settore costruire relazioni attraverso i social media, dice Amy Prenner, fondatrice del Prenner Group di Los Angeles.

Secondo la survey, il  62% dei PR professionisti segue a sua volta singoli giornalisti e media sui social network.

LA PREVALENZA DEI BLOG

Complessivamente, al 59% i giornalisti sono anche autori di blog, sia a livello professionale che personale, e il 31% è autore di blog per la propria testata d’appartenenza, con una lieve crescita rispetto al 28% del 2009.

“Vediamo i giornalisti della stampa entrare nel mondo dei blog  per la richiesta da parte del pubblico” dice Berger. “I lettori vogliono poter accedere ai contenuti in diversi modi e i blog forniscono la possibilità di dare un’impronta personale a un determinato articolo. E più informale. Ma i lettori vogliono leggere ancora anche news tradizionali, quindi vedremo molti reporter scrivere su entrambi”.

Elizabeth Hamel, opinionista e blogger del Chicago Sun-Times, afferma che avere un blog può certamente risultate utile per molti giornalisti. “I blog vengono usati per postare novità nel momento in cui accadono, mentre può richiedere più tempo diffonderle se devi scrivere un pezzo di tipo tradizionale”.

Secondo la survey, inoltre, anche il modo in cui i blogger concepiscono se stessi sta cambiando: il 52% dei  blogger ritiene il proprio lavoro paragonabile a quello dei giornalisti, contro il 37% del 2009.

Con una blogosfera così attiva, il 44% dei professionisti delle PR scelgono di eludere i giornalisti tradizionali per comunicare talune novità: il 17% dei rispondenti afferma di ricercare meno frequentemente uscite sui media tradizionali; il 66% sta inserendo con più frequenza i blogger tra i propri target di riferimento; il 45% dei relatori pubblici parla direttamente al consumatore.

“I blog sono posti perfetti per parlare di nuovi prodotti perché […] i blogger riescono a ‘coltivarsi’ un pubblico che crede alle loro opinioni e allo stesso modo è appassionato degli argomenti trattati”, dice Berger.

 I giornalisti usano i blog anche per svolgere ricerche: il 45% afferma di aver citato un blog in un articolo.
Nel ricercare informazioni su una specifica azienda, invece, il 90% dei giornalisti fa ancora riferimento al sito web ufficiale,  il 24% consulta blog generici, il 23%, infine, fa riscorso al blog aziendale per trovare informazioni relative a uno specifico argomento.

Per una ricerca generale sulla storia dell’azienda, il 34% dei giornalisti legge  i blog aziendali, ma il 51% ammette di non trovarli utili, a causa del modo di presentare le informazioni,  non pienamente oggettivo.
Peter Bernard, procacciatore di notizie per WFLA, dice che “Il blog della società può fornire informazioni basilari, ma si vorrà pur consultare una fonte più obiettiva. Non si può prendere ciò che un’azienda dice di se stessa come una verità oggettiva”.

IL LATO SOCIALE DELLA PROMOZIONE

Secondo la survey, il 43% dei PR usa i social network per far giungere determinate informazioni ai media, il 76% usando Twitter e il 49% tramite Facebook.

I dati mostrano una forte connessione tra pr e giornalisti:
il 61% dei giornalisti che hanno ricevuto notizie di PR tramite social network ha ricevuto lanci via Facebook, il 44% via Twitter.

Comunque, è in crescita la popolarità dei siti di microblogging come strumenti di promozione: un anno fa solo  il 18% dei giornalisti riceveva informazioni ‘promozionali’ tramite Twitter.

 Il  61% dei giornalisti afferma che i dati forniti dalle PR vengono citati nei propri articoli solo dall’1 al 20% delle volte. E il 44% afferma che solo lo 0/25% delle sollecitazioni che ricevono sono connesse a ciò di cui scrivono.

Questo dato contrasta con quanto sostenuto dai PR: il 47% di questi, infatti, afferma che dal “75 al 100% dei loro ‘comunicati’ sono  personalizzati e in target”

Vince Guerrieri, assistant editor e reporter per The News Messenger/Port Clinton News Herald , dice di aver notato un cambiamento nei rapporti fra giornalismo e pubbliche relazioni: i giornalisti interagirebbero più spesso con i PR, a causa del bisogno di una sempre maggiore rapidità di connessione e di continua creazione di storie.

LE PR SECONDO I GIORNALISTI

Secondo la ricerca,  l’84% dei giornalisti considera le e-mail il miglior modo di ricevere notizie, con un aumento del 3% rispetto allo scorso anno.

Solo il 4% dice che il telefono è il miglior modo per farlo.

Tra i PR, il 74% reputa essere le e-mail il modo migliore per comunicare con i giornalisti.

Quest’anno, il 34% dei giornalisti ha dichiarato che i comunicati che incorporano elementi multimediali li aiutano a capire meglio una storia.
“La multimedialità è una tendenza in crescita per i PR ed è in diretta correlazione con ciò che i giornalisti fanno nel loro lavoro, dice Adam Leiter, della Star Group PR.
“I giornalisti caricano video, foto e link nei loro blog, e aggiungere questi materiali alla rassegna stampa tradizionale può facilitare il lavoro”.

Il 53% dei giornalisti considera i link da altri media e blog un importante modo di verifica del proprio successo. Tuttavia, solo il 49% considera i commenti dei lettori altrettanto importante, con un discreto calo rispetto al 52% dallo scorso anno.

Kate Corcoran, technology editor di WWD, afferma: “Certamente guardiamo in primo luogo il traffico, per verificare il successo di una pagina. Controlliamo quante volte una pagina è visitata e quanto spesso è inoltrata via e-mail. E se c’è un certo argomento che viene inoltrato molto, cerchiamo di parlarne di più”.

ANNULLATO IL CONCORSO PER L’UFFICIO STAMPA DEL COMUNE DI PALERMO

Informa-Agenda del Giornalista annuncia che è stato definitivamente annullato il concorso per l’assunzione a tempo determinato di 13 redattori presso l’ufficio stampa del Comune di Palermo.
I vincitori del concorso (9 giornalisti che già lavoravano nell’amministrazione comunale e 4 esterni), tuttavia non sono mai stati regolarizzati a causa dei problemi finanziari del Comune.
Ad alcuni giornalisti è stato chiesto perfino di lavorare senza percepire alcun compenso: di fronte ai molti rifiuti ricevuti, l’ufficio stampa è stato chiuso e il concorso bloccato; ora definitivamente annullato.

Alberto Cicero, segretario regionale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, ha dichiarato l’annullamento del concorso “tanto sconcertante quanto inopportuno” e ha affermato che “l’amministrazione comunale di Palermo, guidata dal sindaco Cammarata, dovrà rispondere non solo nelle sedi proprie del contenzioso sindacale, ma anche nelle sedi giudiziarie civili, penali e contabili”[…]. Continua Cicero: “Il nostro ufficio legale ha già avviato una vertenza a tutela dei giornalisti che per anni hanno lavorato nell’Ufficio stampa del Comune. Il Comune di Palermo ha già chiesto all’Istituto di previdenza dei giornalisti di aderire al condono per i contributi non versati per oltre 5 anni.” L’Amministrazione Comunale non solo dovrà chiarire il perché dell’annullamento di un concorso regolarmente svolto, ma anche rispondere dell’interruzione di pubblico servizio, “giacché gli uffici stampa degli enti pubblici devono funzionare Perché lo prevede espressamente legge”.

IL PRIMO COMUNICATO STAMPA E LA ‘DECLARATION OF PRINCIPLES’ DI IVY LEE

Su Ivy Lee, considerato il padre delle P.R., si trovano poche informazioni in rete. In questa presentazione, a cura di Imagine Communication, vi sono dati importanti per la comprensione della sua figura. Lee, nato nel 1877 negli Stati Uniti, fu il redattore del primo comunicato stampa della storia. Nel 1906, un treno della Pennsylavania Railroad deragliò causando la morte di 50 persone e Lee suggerì al proprio cliente di allestire un treno per condurre i giornalisti sul luogo dell’incidente. Sia la stampa che le autorità statali elogiarono quella che definirono la “comunicazione della ferrovia”. Tuttavia quando, mesi più tardi, Ivy Lee venne ingaggiato da minatori di rappresentarli in occasione di uno sciopero, venne accusato dall’opinione pubblica di fare ‘pubblicità’ mascherandola da ‘notizia’. Lee scrisse allora una ‘Dichiarazione di principi’ delle pubbliche relazioni che racchiude in pochi punti le regole etiche che dovrebbero essere alla base dei rapporti tra giornalisti e addetti alla comunicazione.

Qui una libera traduzione dalla ‘Dichiarazione di Principi’ di Ivy Lee:
-Questo non è un ufficio stampa segreto
-Tutto il nostro lavoro è svolto apertamente
-Noi vogliamo fornire notizie accurate
-I dettagli su ogni argomento verranno… forniti prontamente a ogni editore
-Noi forniremo alla stampa… informazioni in tempo reale, accurate e di valore per il pubblico.