CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL REWF

Lunedì 24 maggio alle ore 11.00 si terrà la cerimonia di premiazione per vincitori dei 4 contest del REWF, Romaeuropa Webfacory. La cerimonia si terrà a Roma, presso l’Opificio Telecom, Via dei Magazzini Generali 20.

Il Romaeuropa Webfactory è un progetto congiunto tra la Fondazione Romaeuropa e Telecom Italia che intende raccogliere e sviluppare le esigenze e gli stimoli provenienti dalle nuove forme d’arte, generate o veicolate attraverso la rete nell’era del web 2.0.

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ITALY: BERLUSCONI GOVERNMENT INCREASES CENSORSHIP

Press freedom in Italy is already restricted, but what is about to happen could go beyond the limit: a real and heavy censorship of all the information, from professional journalism to the blogs’ universe.

Magistracy will have no chance in the future to fight illegality and scandals like the recent medical and financial ones.

Berlusconi says his aim is to safeguard Privacy but the real risk is to obtain just a dangerous regime.

Yesterday, after a long debate between majority and opposition, the Italian Senate approved a bill re-forming the current regualation about interceptions.
The amendment reforms the article number 266 of the Civil Code, establishing what public prosecutors and judges can do, how long an interception can last and the listening rules.

By now, the law reform establishes that wiretaps are fundamental for the continuation of investigations and can be done on condition that the Court of the Region Capital upholds the request and that subsists the circumstancial evidence of a crime. For weighty crimes (for example, the involvement in criminal organizations such as Mafia of the person under investigation), a ‘reasonable suspicion’ of crime is enough to enable the legal authorization for the listening.

The Government’s legislative decree, bearing the signature of the Justice Ministry Angelino Alfano (Berlusconi’s party), must be approved by the Senate, the Parliament and, at the end, by the President of the Republic.

If the decree will be law, public prosecuters can start the interceptions not only “on the base of serious suspicions”, but “on the base of specific investigation acts” that prove the liability of the person under investigation or of third parties.

The amendment has been criticized by the all the most important italian magistrates, because of its reference to article 192 of the Civil Code, concerning the examination of the evidence: this will imply, for the public prosecutors, the statutary compliance of obtaining support against the person inquired even before requesting the interception, which should, instead, be the source of the conclusive evidence.

Moreover, the decree prohibits:
– the lecture of telephone attendance notes, in the absence of a pre-existing evidence of guilt,
-the use of bugs, unless the public prosecutor is absolutely sure that a crime is going to be committed in a certain place.

The legislative decree has been told to be created to protect citizens’ privacy rights, but the opposition parties (PD and IDV) assert that the restraints on interceptions provided in the amendment can make even more difficult the search for Mafia fugitives.

With regards to this argument, Donatella Ferranti (PD party) claimed the majority to distance itself from the italian undersecretary Daniela Santanché statements on air on the italian television: she told that recording telephone conversations between criminals and their families is a privacy violation.

The editors Giuseppe Laterza and Stefano Mauri, on the occasion of the Turin’s International Book Fair, made a plea against the Government’s legislative decree.

The appeal, signed by many Italian editors, has been critized by the the editorial manager of Einaudi, Ernesto Franco, who said: “This signature collection is only marketing. It’s useless for the press freedom“.
The different point of views have engendered what has already been defined as ”the editors’ war“.

The protest against the bill is spreading through social networks.
Stefano Rodotà (an italian political and jurist) created the Facebook group “Freedom is partecipation and information” that, by now, counts about 36.600 members.
In Rodotà’s opinion, the reform of the interception law would demolish the basis of the constitutional system.
“Freedom of expression and citizens’ information rights are put in jeopardy. A heavy censorship could affect the Information. Also the one, not professional, spread through the blogs (article 28).
[…] They said they want to protect citizens’ Privacy: a rightful aim, that can be reached without violations of principles and rights.
The truth is that they want to impose a system made of opaqueness and secrecy. Constitutional freedom is not avaiable for the majority” (the text of the plea).

NESTLE: CHE BATOSTA!

Ieri 15 aprile si è consumata l’ultima azione di quella che ormai è stata definita una delle peggiori gestioni di crisi: trenta attivisti militanti di Greenpeace travestiti da oranghi hanno fatto irruzione all’assemblea generale di Nestlé a Losanna (Svizzera), chiedendo agli azionisti di smettere di “utilizzare olio di palma proveniente dalla distruzione delle ultime torbiere indonesiane”.

Il direttore della campagna Foreste di Greenpeace International Pat Venditti è salito sul palco e ha chiesto a Nestlé “di escludere dall’intera filiera produttiva l’olio di palma del “campione” della deforestazione, Sinar Mas”.

Quella di ieri è solo l’ultima di una serie di campagne di denuncia che Greenpeace ha messo in campo contro Nestlé.
L’episodio scatenante ha avuto luogo il 17 marzo 2010, quando Greenpeace ha creato e postato su Youtube un video shock di cui è protagonista il noto snack Nestlé, KitKat: in consonanza con il claim del prodotto, nel filmato si chiede “un break per foreste e oranghi”.
L’azienda Sinar Mas, fornitrice di Nestlè, distruggerebbe, per far spazio a piantagioni industriali di olio di palma, le foreste indonesiane, “importantissimi depositi di carbonio per la stabilizzazione del clima” e “habitat degli oranghi, specie in via d’estinzione”.
La multinazionale, oltretutto, non rispetterebbe la legge indonesiana, ignorando le proprie responsabilità come membro della RSPO (Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile), tanto che, dopo la denuncia di Greenpeace, aziende quali Unilever e Kraft avrebbero già interrotto i contratti di fornitura con l’azienda indonesiana.

Poche ore dopo la messa on-line del video,  Nestlé riesce a oscurarlo in alcuni paesi e, nella stessa giornata, invia un comunicato col quale dichiara di voler cancellare il contratto con Sinar Mas.
Tuttavia, secondo una lettera aperta all’ufficio Relazioni Pubbliche di Greenpeace, la comunicazione di interruzione del contratto sarebbe stata data prima al pubblico che alla stessa Sinar Mas, sul sito della quale si legge che in merito non era ancora giunta alcuna comunicazione ufficiale.
In ogni caso Greenpeace non ritiene sufficiente il provvedimento, affermando che Nestlé potrebbe interrompere il contratto con la multinazionale ma continuare a servirsi da questa tramite aziende terze (come l’APP).
Il video oscurato, intanto si diffonde viralmente scatenando vive polemiche e aumentando velocemente gli iscritti alle pagine facebook e twitter dell’azienda per alimentare critiche e dibattiti.
Alcuni degli iscritti hanno addirittura inserito come immagine nel proprio profilo quella modificata del logo KitKat, in cui il nome del prodotto era modificato in ‘killer’.
Nel frattempo, Greenpeace ha messo sul sito un modulo per scrivere una richiesta di moratoria all’AD di Nestlé, che ha raccolto 130.000 firme, e ha dato il via all’attività “Chiama Nestlé e chiedigli di dare un break alle foreste”.
Dopo i già gravissimi d’immagine subìti dopo la campagna Greenpeace, la Nestlé ha commesso l’ennesimo errore gestendo male i commenti negativi sui social network:

“Ripeto: i vostri commenti sono benvenuti, ma per favore non postate usando una versione alterata dei nostri loghi sul vostro profilo, o i post saranno cancellati.”

oppure

“Grazie per le lezioni di buone maniere. Consideratele accettate. Ma questa è la nostra pagina, e noi dettiamo le regole così da mantenere l’ordine. E’sempre stato così”.
o, addirittura…
“Oh, per favore… è come se stessimo censurando tutti i commenti per lasciare solo quelli positivi…”
Il caso Nestlé dimostra che l’attenzione sociale di un’azienda è sempre più direttamente riconducibile alla sua reputazione e, una situazione di criticità legata all’assenza di CSR mal gestita scatena reazioni davvero pericolose per il suo fatturato.

PR: COME MISURARE I SOCIAL MEDIA

La possibilità di valutare con precisione il rendimento e l’efficacia delle attività di public relations è da sempre al centro di vivaci dibattiti.
Ai media tradizionali – giornali, radio e TV – possono essere applicati sistemi di valutazione ‘standard’ fra cui l’AVE, Advertising Value Equivalency, è certamente il più conosciuto e utilizzato.
Tuttavia l’AVE non si applica ai social media, oggi al centro di numerose attività di PR, che sembrano sottrarsi a qualsiasi sistema tradizionale di misurazione dei risultati.
Come può essere valutato un tweet su Twitter, una fan page su Facebook, una menzione in un blog?
Ged Carroll, responsabile delle strategie digitali alla Ruder Finn, cita una serie di strumenti, gratuiti e a pagamento, specificamente creati per le diverse attività di digital pr, come GoogleAnalytics, Omniture e Radian 6.
Carroll e altri esperti PR concordano sul fatto che, nel valutare la copertura sui social media, la prima domanda da porsi è:
“Cosa vuole davvero ottenere il nostro cliente?”
PR Week ha chiesto a due professionisti della comunicazione – Pam Lyddon, CEO della Bright Star Digital  e Ivan Ristic, direttore della Diffusion  – di descrivere gli strumenti di misurazione e valutazione che utilizzerebbero per due diverse campagne di public relations online.
QUI  L’ARTICOLO COMPLETO DI PR WEEK.

REUTERS: GUIDA AI SOCIAL MEDIA

La Reuters ha recentemente rilasciato sul proprio sito una ‘guida ai social media’ per i propri giornalisti, con l’intento di “aiutare, più che inibire, l’esplorazione di questi nuovi, importanti strumenti”.
In un momento in cui la comunicazione online fa vacillare la netta distinzione tra vita pubblica e vita privata, il giornalista deve ricordare il proprio ruolo anche fuori dall’orario di lavoro.
L’avvento dei social media non deve far venir meno l’accuratezza, indipendenza e integrità che sono alla base del lavoro dell’agenzia e di coloro che ne fanno parte, pena il danneggiamento della reputazione dell’una e degli altri.
Alcuni dei consigli di Reuters News ai giornalisti:
-essere trasparenti, firmandosi con il proprio nome e cognome e asserendo di fare parte dell’agenzia;
-pensare prima di postare, evitando di rispondere con rabbia a chi non la pensa nello stesso modo;
-essere consapevoli che colleghi, superiori, competitor possono giungere a leggere i propri post, e immaginare come ci si sentirebbe se il proprio pensiero fosse riportato nella prima pagina di un giornale, blog o sito come ‘commento di Reuters’ su un avvenimento;
-mettere in campo le proprie facoltà critiche;
-creare, eventualmente, due diversi profili sui social network: uno privato, l’altro professionale;
-utilizzare le enciclopedie online (quali Wikipedia) come punto di partenza per le proprie ricerche, ma non farvi riferimento negli articoli come fonti attendibili.
Parte della guida contiene, più che consigli, vere e proprie regole riguardanti la condotta che i giornalisti devono tenere nello scrivere via social network, blog e microblogging:
-Chiedere ai propri superiori prima di aprire un account collegato con il proprio ruolo professionale;
-Non postare le ‘breaking news’ su Twitter prima che siano diffuse sul sito Reuters;
-Non mettere in pericolo la reputazione dell’agenzia.
Con questa guida ‘speciale’, interamente dedicata alla comunicazione su Internet, l’Agenzia si dimostra consapevole della crescente importanza dei nuovi mezzi di informazione e condivisione online come rapidissimo veicolo per la diffusione di notizie e ‘luogo’ dove costruire la propria reputazione.

VASTISSIMO CONSENSO ATTORNO AL CASO TG1 – MILLS

Mentre scriviamo, il gruppo di facebook “La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini” – che, ricordiamo, si è formato in seguito alla notizia falsa diffusa dal TG1 il 26 febbraio alle 13,30 – ha già 93.930 membri e  aumentano a vista d’occhio. Tra gli iscritti, nomi illustri di comunicatori, giornalisti e blogger.
Il gruppo, fondato da  Arianna Ciccone, ha lo scopo di raccogliere le firme da allegare alla lettera indirizzata a Lorenzo Del Boca, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, e in copia a Augusto Minzolini, direttore del TG1 e Paolo Garimberti, Presidente della RAI.
Una volta chiusa la sottoscrizione, che dovrebbe avvenire entro venerdì 5 marzo, le firme saranno stampate per essere consegnate assieme alla lettera.

Si tratta di una vera e propria case history per numero e velocità di adesioni, che dimostra come ancora una volta – ricordiamo l’altro  caso dell’acquisto di  “una pagina di pubblicità su Repubblica“, in favore della libertà di stampa – i social network si rivelano un mezzo insostituibile per la creazione di vaste comunità che, attraverso la partecipazione e la condivisione, possono difendere giuste cause e realizzare qualcosa di concreto.

"10 FORZE CHE GUIDERANNO IL DIGITAL MARKETING NEL 2010"

 Hotwire, agenzia internazionale di relazioni pubbliche, presenta il report realizzato dall’associata 33 Digital, specializzata in digital PR: il launch paper, “Ten driving forces of Digital Marketing in 2010”, mette in evidenza quali saranno le forze che guideranno il digital marketing nell’anno in corso.
La ‘cultura della crisi’ – sostiene Drew Benvie, managing director di 33 Digital – si è evoluta in seguito all’esplosione dei social media. Fattori scatenanti sono stati: la crescente influenza della generazione Y, la possibilità di accesso ai social media in tempo reale e l’incapacità di ascolto e monitoraggio del  mezzo digitale da parte dei brand.    
L’esplosione della crisi è comunque, in questo contesto, solo uno dei dieci digital trends individuati per l 2010. 
Gli altri nove sono:

-l’aumento di utenti che abbandonano i media tradizionali per i social media;
-la ‘social TV’, ossia l’integrazione/fusione di contenuti televisivi e social media;

-l’esplosione del ‘social spam’, un problema per le aziende che vogliono contattare gli influencer online;
-‘goodbye status, hello check-in’, “la rivoluzione locale” e i relativi ambiti di opportunità e minacce;
– la comunicazione interna, che i social network possono facilitare;
-misurazione e significato: perché il significato è più importante dei numeri per la pianificazione ed elaborazione di una strategia di marketing;
-il cliente è sempre online: le aziende devono capire come e perché contattare il proprio target tramite i social media;
-‘social search’;
-‘in-game PR’ (opportunità e minacce per le aziende).

Per saperne di più.

70% DELLE AZIENDE INVESTE NEI NEW MEDIA. IL 15% LO FARA’ NEI PROSSIMI ANNI

Il centro di ricerca Ask dell’Università Bocconi di Milano ha svolto una ricerca sulla comunicazione multimediale e interattiva delle aziende italiane.
I risultati della survey, volta a verificare “lo stato dell’arte della comunicazione multicanale e interattiva nelle principali aziende italiane”, si basano sulle risposte di 302 responsabili comunicazione esterna e marketing di 287 aziende appartenenti al settore manifatturiero e dei servizi.
Importante fra i dati emersi dalla ricerca è che ben il 70% delle aziende ha cominciato a investire nei nuovi media, mentre il 15% ha intenzione di farlo nei prossimi anni.
La maggior parte delle aziende (70%) dichiara di aver investito nei nuovi canali di comunicazione per far parlare di sé, il 60% per espandere il mercato, il 35% con lo scopo di creare coinvolgimento nell’utente.

Dalla ricerca, dunque, emerge che le aziende usano i nuovi media non solo per accrescere la brand awereness, ma anche per migliorare i risultati economici e i fattori di business. 
In linea di massima, si può ravvedere nel mix dei mezzi di comunicazione usati – carta, televisione e web – un processo di integrazione e di successiva sostituzione.  

“In totale, l’80% delle aziende dichiara che i mezzi tradizionali sono ancora prioritari in valore rispetto al web, ma è forte la percentuale di coloro che considerano il web come un canale fortemente in crescita, che assorbirà una parte consistente degli investimenti delle imprese nei prossimi anni”. 
Alcune aziende confidano nella coesistenza carta/web e video/social network: queste producono contenuti non più rivolti ad un solo canale, ma ‘spreadable’, ossia ‘disperdibili’ in un circuito di multicanalità. 
Altre aziende, più innovatrici, indirizzano i propri investimenti verso canali diversi, adottando gli strumenti del web 2.0 al fine di stabilire relazioni con gli utenti.
Una tendenza generale è comunque ricorrere a contenuti ‘liquidi’, facilmente adattabili ai vari canali di diffusione. In questo senso, molta importanza sembrano avere i contenuti video: oltre il 70% delle aziende riserva loro un posto preminente nella strategia di comunicazione, l’85% li rende disponibili sui siti aziendali, il 37% li posta anche sui social network.
Quanto al significato dell’espressione “coinvolgimento dell’utente”, dalle interviste sono emerse principalmente tre diverse accezioni:

  1. dialogo con l’utente
  2. personalizzazione dell’offerta e del messaggio
  3. autonomia e libertà di ricerca per l’utente.

Nei casi in cui si sono dichiarati degli impedimenti nell’uso di strategie multicanale, questi sono stati attribuiti in parte a fattori di natura organizzativa, in parte ai costi da sostenere.
Sotto il profilo dei risultati, comunque, riassume il Sole 24 ORE, “la metà del campione ha confermato di aver colto benefici in termini di efficacia (per esempio l’aumento della “brand awareness”) e il 40% circa ha rilevato ritorni di natura economica”.
Per visionare l’intera ricerca, cliccare qui.
Qui un articolo sull’argomento del Sole 24 ORE (10/02/2010).

THINK B4 U POST!


Il 9 febbraio 2010, in 60 Paesi del mondo è il Safer Internet Day, la giornata di sensibilizzazione dei minori all’utilizzo sicuro e responsabile di Internet e dei nuovi media istituita dalla Commissione europea nel 2004. Giunta alla sua VII edizione, quest’anno la giornata si intitola “Posta con la Testa” (“Think b4 U post!”).

In Italia l’iniziativa è rappresentata da Save the Children Italia e Adiconsum che per questa edizione intendono promuovere iniziative a livello nazionale, e supportare, a livello locale, la realizzazione di eventi da parte di tutti coloro, che sono interessati a promuovere un utilizzo sicuro e responsabile degli strumenti tecnologici.
Un esempio: l’Easy Bus è attrezzato in collaborazione con AESVI (Associazione Editori Software Videoludico Italiana) e resterà in piazza dei Cinquecento, alla Stazione Termini di Roma fino alle 17,00 del 9 febbraio per coinvolgere i ragazzi in attività partecipative per riflettere sul tema della giornata: la gestione dei dati e delle immagini personali online. I genitori e gli insegnanti, inoltre, riceveranno informazioni sulla giornata e sugli obiettivi della campagna Easy.Ai ragazzi, come agli adulti, verrà anche consegnato un “decalogo” con lo scopo di informarli per renderli consapevoli e responsabili sull’uso delle nuove tecnologie

IL MONITORAGGIO DELLE ATTIVITA’ SUI SOCIAL MEDIA SECONDO K. D. PAINE

Il 2 febbraio si è tenuto il Massachusetts Technology Leadership Council, nel corso del quale Katie Delahaye Paine ha svolto la sua più recente presentazione delle attività di controllo e misurazione dei social media.
Follower di Twitter e fan di Facebook sono stati finalmente inseriti nella sua lista di ”old school metrics”: si noti che per la misurazione dei risultati, però, dei ‘follower’ non conta tanto il numero, quanto la loro attinenza con un target selezionato e rispondente all’obiettivo che la pagina o l’account deve soddisfare.

Katie ha così aggiornato i dati presenti nella sua ‘social media measurament checklist‘, una guida step-by-step per attestare i solidi risultati raggiunti con l’attività sui social media”, da usare per focalizzare i propri obiettivi, stabilire le attività da svolgere, pianificare il monitoraggio dei risultati e prendere nota dei progressi dei risultati.
Ma le attività di comunicazione 2.0 non possono essere le stesse per ogni realtà aziendale, in primo luogo a causa della diversità degli obiettivi da raggiungere.
La scelta di un obiettivo ‘misurabile’, pur se di difficile individuazione, è fondamentale ed è richiesta anche come primo passo nella compilazione della checklist di Paine. Per avere qualche suggerimento in tal senso, si può consultare il recente post di Amber Lanslund, “Come creare obiettivi misurabili”.

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